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Quest’ora sommersa è il mio ultimo romanzo

Emiliano Poddi autore

A centouno anni Leni Riefenstahl nuota tranquilla sui fondali delle Maldive: è la sua ultima immersione, l’ultima volta in cui potrà catturare con i suoi scatti le creature della barriera corallina. Appena dietro di lei c’è Martha, biologa marina trentanovenne, che ha il compito di scortarla sott’acqua. In effetti Martha non è lì per caso: da moltissimo tempo segue Leni, sia pure a distanza. Per anni ha raccolto notizie sulla “regista di Hitler” e le ha riordinate in schede divise per argomenti – citazioni, incidenti, abitudini sessuali –, tutti disperati tentativi di classificazione cui quella donna enigmatica sfugge sempre… (continua a leggere)

Leni 

È stata una grande ballerina e non lo è stata, era dotata di uno straordinario talento e non aveva alcuna inclinazione. Prima è bellissima, poi non lo è – dipende da chi la osserva, dall’angolazione dell’inquadratura, o dalla luce –, a volte ha un bel viso, puro e grave, altre volte è carina come una svastica.

Gli uomini sono brutali con lei, la scaraventano sul letto, le strappano i vestiti di dosso, la trattano da puttana e subito dopo le mandano fiori, la chiedono in sposa, minacciano di suicidarsi, si tagliano le vene, si gettano ai suoi piedi o in un fiume nel cuore dell’inverno.

È un’attrice meravigliosa, sullo schermo non vale niente, non è neppure fotogenica, ha perfino gli occhi storti. E poi no, non sono storti, è strabismo di Venere, è quella cosa che i tedeschi chiamano Silberblick, sguardo d’argento, anche se proprio non si capisce perché.

È una nazista convinta e non è mai stata nazista, non ha mai preso la tessera del partito e ha girato tre film sulle sue agghiaccianti adunate, uno dei quali è un capolavoro. Goebbels la idolatrava e intanto la sbatteva contro un muro. Era l’amante di Hitler, ma no che non lo era, Hitler aveva la sua missione da compiere e non poteva permettersi di amare nessuna, nemmeno Leni, lei era solo la sua cineasta, la regista del regime, ed era gelosa della propria indipendenza, sorrideva al Führer e subito dopo filmava lo strabiliante negro Jesse Owens.

E voleva bene ai bambini nuba, e anche agli zingari di Maxglan, in particolare ai piccoli Reinhardt e Winter, li adorava, e quando scappavano dal set ordinava alle ss di inseguirli. Pretendeva che le chiedessero scusa in ginocchio e si faceva chiamare zia Leni, era veramente innamorata di questi bambini, non aveva idea che sarebbero stati assassinati, e se non si inginocchiavano diceva: E allora, nel Lager.

Quest’ora sommersa, pag.100

Maldive

Questo paradiso perfetto, questa collezione di cartoline naïf e di visioni abbacinanti come fotografie sovraesposte, questa scenografia di palme inclinate a quarantacinque gradi sulla riva del mare, di sterne che si alzano in volo al momento giusto nel tramonto, di aironi che scrutano pensosi l’orizzonte e sembrano in bilico sulle loro lunghissime zampe, di pesci che all’improvviso balzano fuori dall’acqua, di maree assidue che salgono e scendono, che svelano e poi ricoprono, di mutevoli lingue di sabbia che giorno dopo giorno si arricchiscono di nuove anse e collinette e piccoli laghi interni – tutto questo nasconde sotto la sua superficie una forza sconvolgente, un ribollire di vita sfacciato e quasi osceno.

Riesci a vederlo, Leni? Lo capisci in che posto siamo finite, tu e io?

La stessa acqua del mare, che nelle tue foto sembra così cristallina e a volte addirittura scompare tanto è limpida e ferma, ha una densità palpabile, una consistenza quasi oleosa, stracarica com’è di organismi unicellulari rivestiti da guaine viscose. La temperatura ne fa una specie di brodo primordiale saturo di zooplancton e fitoplancton, soprattutto adesso che è il periodo di caldo più intenso, quando il plancton prolifera al punto da infiltrarsi nelle orecchie e infettarle, oppure penetra nel corpo delle donne come se volesse a tutti i costi fecondarle, perché tutto qui è biologia, alle Maldive non c’è storia, soltanto biologia, una biologia che scatena la sua tremenda forza espressiva, tutta l’immaginazione di cui è capace.

Quest’ora sommersa, pagg.79-80

Martha 

Per lei sono “la ragazza dei pesci”, come mi ha definito due sere fa sulla veranda del suo bungalow, soltanto la biologa marina grazie alla quale può ancora permettersi di scendere a quindici metri e scattare le sue strepitose fotografie subacquee.

Ed è vero, Leni. È vero che sono una biologa, che conosco la barriera attorno a Gangehi e i nascondigli dei pesci. È tutto vero ma non è tutta la verità, sono molte le cose che ancora non sai. Sai che mi chiamo Martha, come il personaggio di Tiefland che tu stessa hai interpretato più di mezzo secolo fa, quando ci siamo presentate sei trasalita, me ne sono accorta, cosa credi? Dopo tutto questo tempo Martha è un nome che ti fa ancora effetto, ma non puoi nemmeno lontanamente immaginare che mia madre me l’ha dato proprio per via di Tiefland, così come non puoi sapere chi era mia madre, e anche a saperlo non è detto che te ne ricorderesti.

Ora sai dove stiamo andando perché, come ho fatto nelle altre due immersioni, te lo indico a gesti – laggiù, oltre quella distesa di coralli molli, in una depressione del fondale dove a volte stazionano le mante –, ma non sai da dove vengo, non hai idea di chi sono veramente, credi di poterti mimetizzare ma non ti sfiora il pensiero che possa mimetizzarmi anch’io, perciò vieni con me Leni, io so tutto di te e tu mi segui senza averne il minimo sospetto.

Quest’ora sommersa, pagg.26-27

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In questo affascinante romanzo Emiliano Poddi ci racconta la storia di Leni Riefenstahl, dividendosi tra ammirazione e riprovazione. Il racconto è congegnato in maniera curiosa e originale. Leni, che ha cento anni, si immerge e nuota e filma, e noi lettori ci immergiamo con lei nell‘acqua profonda inseguendo l’incantesimo di un mondo abitato da creature leggere e trasparenti.

Dacia Maraini

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