Emiliano Poddi
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“La storia di un ragazzo del Sud, che vive una passione sportiva come costruzione del Sé e scoperta del mondo, diventa la metafora di una partita che è di tutti: quella che si gioca tra vocazione e destino, necessità e caso. Una scrittura esatta e già matura fa del libro di Poddi uno degli esordi più significativi della stagione.”

Ernesto Ferrero (motivazione della candidatura al Premio Strega)

“Emiliano Poddi ha scritto un libro bello e sincero, tutto calato in una realtà provinciale e soprattutto in una sequela di occasioni perdute che costruiscono un’epica personale struggente e incontrastabile; perché intanto che gli eventi accadono, il protagonista si ritrova senza essersene accorto dall’altra parte del campo, oltre la linea d’ombra, quando non c’è più rimedio all’essere diventati adulti.”

Francesco Piccolo(motivazione della candidatura al Premio Strega)

“Poddi racconta questa sua storia delicata, bella e dolorosa con tale grazia, misura, dedizione e amore che il lettore si trova come per incanto dentro ogni scena, quasi presente tra i personaggi e mescolato alle loro azioni.”

Dario Voltolini

“Anche chi ha la fortuna di avere ancora la cartilagine del ginocchio integra prova la stessa sensazione di Poddi per lo stridore di una vita che si fa insopportabile.”

Marino Sinibaldi, Fahrenheit

“Il titolo è un verso di Virgilio, il tema è il sogno infranto di un giovane cestista: un accostamento che promette bene. E mantiene.”

Angiola Codacci-Pisanelli, L’Espresso

“Poddi è un playmaker puro anche nella tessitura della trama; nell’eccellente abilità di fondere autobiografia e fiction, di mettere insieme l’epica latina e quella moderna degli eroi del basket, di descrivere questo sport come forma di poesia.”

Carlo Annese, Sportweek - La Gazzetta dello Sport

“La spiaggia di Sant’Anna e il suo bollente campo da basket in cemento su cui si incollano le scarpe dei giovani e giovanissimi cestisti della città, sono i protagonisti di un malinconico e struggente romanzo di formazione.”

Mario Desiati, La Repubblica

“Emiliano Poddi usa lo sport per allestire un’epica personale. Non cerca la lacrima o l’effettaccio. Perché si dimostra onesto, quanto lo può essere un vero narratore.”

Sergio Rotino, Liberazione

“Vale da sola il prezzo della copertina la rievocazione di una partita all’aperto, nell’estate brindisina, con le azioni di gioco che si intrecciano alle hit musicali dell’epoca diffusi dal juke-box di uno stabilimento balneare. Uno struggente flash back su una passata felicità che riemerge nel momento del dolore.”

Manuel Beck, Lombardia Sport

“Da subito, in questo esordio di Emiliano Poddi si respira una voglia epica di assalto al cielo.”

Michele Trecca, La Gazzetta del Mezzogiorno
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Tre volte invano romanzo Emiliano Poddi

Tre volte invano è la storia di un ragazzo che gioca a pallacanestro praticamente da quando è nato. Ma non è un fenomeno, anzi, il più delle volte le partite finiscono senza che lui abbia segnato un punto. Finché un giorno, e non un giorno qualsiasi, ma quello della finale, il ragazzo fa fuori mezza difesa avversaria con una finta sola e la butta dentro. E così l’azione dopo, e quella dopo ancora. L’ultimo tiro gli esce un po’ corto, resta in bilico sul ferro per un paio di secoli e alla fine entra, forse grazie alla rotazione terrestre. 

Passano i mesi, gli anni, e il ragazzo è ormai un playmaker, ha un ruolo e uno scopo nella vita. Certe volte, in campo, ha persino la sensazione di trasformarsi in qualcun altro. Uno capace di fare cose incredibili con un pallone in mano, di passare invisibile tra gli avversari per andare a gonfiare la retina. E probabilmente continuerebbe così per tutta la vita, se a due minuti e diciassette secondi dalla sirena di un’altra finale non franasse per terra rompendosi un ginocchio. 

Da lì in avanti, per lui, è come se attorno al campo di basket crescesse una barriera sempre più alta. Ora, per il ragazzo, la sfida è superare quella barriera. A costo di andare sotto i ferri una volta, due volte, tre volte, ma non è detto che ci riesca. Certo, nella vita ci sono altre cose oltre il basket. Una donna che ti ama, un lavoro dignitoso… ma il basket, lo ha detto anche un grande scrittore come Philip Roth, “il basket è un’altra cosa”.

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